Grazie a una svolta storica, sarà finalmnente garantito il minimo vitale anche ai pensionati col sistema contributivo. Ecco tutte le novità.
Dopo una lunga attesa, si volta pagina per migliaia di invalidi civili. Fino ad oggi, chi si vedeva riconosciuto un assegno ordinario di invalidità – ovvero quella prestazione riservata ai lavoratori la cui capacità lavorativa è ridotta a meno di un terzo – poteva ricevere una cifra inferiore al minimo vitale stabilito, se il calcolo era effettuato interamente con il sistema contributivo. In pratica, due persone con identico grado di invalidità e simile storia lavorativa potevano ricevere importi anche molto diversi, solo per via del metodo di calcolo applicato.

D’ora in avanti, invece, la pensione di invalidità ordinaria non potrà più essere inferiore a un certo importo mensile. Una decisione che arriva direttamente dalla Corte Costituzionale, i cui componenti hanno rimosso una grave discriminazione , che penalizzava proprio chi aveva già subito un danno alla salute. Vediamo tutti i dettagli.
Addio disparità: cosa cambia davvero per i pensionati invalidi
La novità, resa effettiva con la sentenza n. 94 del 3 luglio 2025, mette fine a una disparità considerata “irragionevole e in contrasto con i principi costituzionali” tra chi percepiva la pensione calcolata con il vecchio sistema retributivo e chi invece era soggetto al più recente – e spesso meno vantaggioso – sistema contributivo. La Corte ha ritenuto che questo criterio fosse in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che garantisce uguaglianza tra i cittadini, e con l’articolo 38, che impone allo Stato di assicurare mezzi adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio o malattia. Il risultato? Da ora, anche chi ha una pensione di invalidità calcolata solo con il sistema contributivo potrà accedere all’integrazione al minimo, raggiungendo i 603,39 euro mensili (valore aggiornato al 2025).

Attenzione però: non è previsto alcun rimborso per il passato. La sentenza non ha valore retroattivo. Questo significa che chi ha percepito importi più bassi negli anni scorsi non riceverà conguagli o arretrati. L’aumento riguarda esclusivamente i trattamenti liquidati dopo la pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. Una precisazione importante riguarda anche i requisiti: per ottenere l’assegno ordinario di invalidità occorre aver versato almeno cinque anni di contributi, di cui tre negli ultimi cinque anni, oltre naturalmente a presentare una riduzione accertata della capacità lavorativa. In presenza di tali requisiti, l’integrazione scatterà automaticamente.
Con questo intervento della Consulta, l’Italia compie un passo avanti importante nella tutela delle fasce più deboli della popolazione. Una riforma silenziosa, ma concreta, che corregge un’ingiustizia radicata da anni e restituisce dignità a tanti lavoratori colpiti da disabilità. Per molti, non si tratta solo di numeri: significa poter pagare l’affitto, fare la spesa, affrontare le cure. In altre parole, vivere.